Banana Yoshimoto, un nome strano, che ovviamente ricorda il noto frutto ricco di potassio...nell'altro senso. Lei posside un altro nome, Mahoko, ma voleva uno pseudonimo "carino e adrogino". Ma il seguente libro parla d'altro.
Parla di lei, il padre è morto poco tempo fa, vittima di un doppio suicidio d'amore, ma esso è avvolto da una nube di mistero e contraddizioni: chi infatti pensa sia un omicidio chi pensa a tutt'altro.Banana, va in un quartiere di Tokyo, Shimokitazawa, non necessariamente ricco ma molto acoogliente e ottimo per una donna che, anche se in ritardo, va a vivere da sola. Trova un lavoro, una casupola di vecchio stampo, e in poco tempo riesce a sistemarsi a dovere. Un giorno, alcune vibrazioni del campanello avvertono l'arrivo di una persona... Sua madre. Non riesce, a distanza di tempo, a vivere da sola e quindi vuole stabilirsi da sua figlia per pochi mesi, giusto il tempo per superare l'angoscia che Mahoko aveva superato da tempo. La figlia era confusa e inizialmente non voleva, sopratutto perchè la madre ha cercato di "comprare" la conferma di restare; successivamente Mahoko decide di farla restare a casa sua, ma come ospite.
Questo è definibile un libro autobiografico, ma non lo è in tutti i sensi: infatti molto del tipico carattere culturale giapponese è contenuto nel libro seguente.
Banana Yoshimoto ha cercato di rappresentare l'angoscia, la tristezza e i sentimento antagonisti che a volte sono consci, altre inconsci, con un fare "astratto" ma allo stesso tempo "concreto".
Questo è quello che ogni autore o autrice che sia dovrebbe fare: fantasticare sulle emozioni forti e malinconiche per focalizzare immagini "felici" anziché il contrario.
Ovviamente senza eliminare la suspence, che richiede molta abilità mantenerla nel caso di questo libro.
Un libro adatto a chi vuole leggere alcune pagine, e finire il libro in una settimana, perchè legge 30 pagine al giorno!
Arrivederci e...al DECIMO POST!!! :-) :-)